AILANTO: un paradiso difficile
Di Daniela Colombo
foto di G.Sardi
Cari amici: ora vi racconteró di questo albero, una scoperta importante, sgradita ed inquietante, e del perché lo chiamino sia “Albero Paradiso” che “Albero dell’ Inferno “.
Nel 1.700 gl’Inglesi lo importarono dalla Cina assieme a tante cosídette cineserie apprezzate in quel periodo per il loro senso estetico.
Ailantus Altissima: tocca rapidamente il paradiso arrivando in pochi anni ad altezze di 20/25 metri con un metro di diametro, si adatta facilmente a tutti i terreni, anche quelli sterili o considerati di difficile coltivazione. Sopravvive benissimo sia in ombra che al sole e a tutte le temperature; non é infastidito dall’inquinamento, compreso il biossido di azoto che assorbe dalla lamina fogliare. “Digerisce” bene anche le polveri sottili, i vapori di cemento e i residui della lavorazione di catrame e carbone.
Per questo viene usato per rivegetare anche le zone che sono state fortamente contaminate da disastri ambientali e drenaggi acidi.
Per tutti questi motivi per anni è stato abbondantemente impiegato per alberare strade e parchi, per il consolidamento di terreni franosi, scarpate ferroviarie o stradali in tutta Europa. In Italia è naturalizzato ed ora che avete queste notizie e vi guardate intorno cercandolo lo troverete ovunque….proprio come è successo a me.
Si è scoperto solo dopo anni, quando ormai è presente ovunque che è altamente infestante, velenoso e tossico. Una delle tre piante piú infestanti e nocive, in grado di emette una tossina “l’ Ailantone” in grado d’impedire l’attecchimento di qualsiasi specie accanto a lui, sta decimando la flora autoctona in tutta l’Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda.
Per il suo alto contenuto di saponine, aliantine e quassine é considerato anche velenoso, tossico e urticante (il suo contatto puó causare dermatiti allergiche).
Fu il protagonista principale in un film di Elia Kazan, girato in un povero quartiere di New York: “Un albero cresce a Brooklyn”.
Cerchiamo di conoscerlo meglio per evitarlo.
Appartiene alla famiglia delle Simaroubaceae, é poco longevo con i suoi max 50 anni di vita, ma riesce a riprodursi anche da morto.
Ha delle radici a fittone che sviluppa in profondità e radici laterali di 15 metri da cui spuntano continuamente nuovi germogli indipendenti e si riproduce anche da seme.
Non si ferma di fronte a niente spacca tubazioni, fognature, muri e ponti. Decine di studiosi stanno provando ad eliminarlo, con scarsi risultati, bisogna debellare le piantine appena nate, usando guanti e cercando di estirpare l’ intera radice usando dei bruciatori a gas come erbicidi. Sul web potete trovare decine di testimonianze sulle tecniche con le quali cittadini e tecnici stanno provando per estirpare queste piante in gran parte del pianeta.
Purtroppo una volta impiantato è quasi impossibile da sradicare, sul web ci sono molti consigli da chi ci sta passando, purtroppo sembra inevitabile l-inclusione di pesticidi chimici ( P.L.Burch-S.M.Zedacker)
Ha una corteccia liscia di color grigio chiaro che s’irruvidisce con l’ etá, i rami sono lisci, di colore rossastro e quando cade una foglia lascia una cicatrice (lenticella) a forma di cuore.
La chioma ha numerosi rami lunghi con fitte foglie composte, pennate, opposte e verdi brillante.
I fiori di color giallino-rossastro hanno una corolla di 5/6 petali, riuniti in infiorescenze a spiga o a pannocchia.
Tutte le parti della pianta hanno un odore che ricorda quello delle noccioline marce, per questo in Cina viene chiamato “Chouchun, l’Albero che puzza” e in America come ” l’ Albero dell’ Inferno”
Nelle Molucche, in Cina e Taiwan viene considerato una pianta dalla quale estraggono decotti per attacchi di asma, epilessia, palpitazione di origine nervosa, dissenteria, febbre ed amebe. Nella medicina tradizionale cinese é tutt’ oggi preso in grande considerazione.
É usato come pianta ospite per nutrire i bachi da seta, per questo fu provata la tecnica anche in Europa, ma con esito negativo vista l’ inadattabilitá della creatura al nostro clima.
É conosciuto anche il miele di Ailanto, descritto con aroma fruttato simile al fico e all’ uva moscata.