COME GLI ALBERI PARLANO TRA DI LORO di Suzanne Simard
Provate a vedere questo video incredibile:
Immaginate di attraversare una foresta, voi la vedete come un insieme di alberi…fusti massicci e chiome meravigliose.
Ma, la foresta è molto di più di quello che vediamo e oggi voglio cambiare il modo di vederla.
Sottoterra c’è un altro mondo: infinite vie biologiche che connettono gli alberi permettendogli di comunicare come se la foresta fosse un unico organismo.
Una sorta d’intelligenza.
Sono cresciuta nelle foreste della Colombia Britannica. Mi piaceva sdraiarmi per terra e guardare a lungo le chiome degli alberi, erano dei giganti. Anche mio nonno era un gigante, un boscaiolo che tagliava selettivamente i Cedri nell’interno della foresta pluviale. M’insegnò molto sui boschi e mi trasmise il suo amore.
Le foreste m’incuriosivano e vissi il mio primo movimento rivelatorio nella nostra capanna. Jigs, il nostro povero cane, cadde in una fossa e nonno corse subito a prendere la sua pala per salvarlo. Era laggiú, che nuotava nel fango.
Mentre il nonno scavava, rimasi affascinata dalle radici..e al di sotto dal micelio bianco…e ancora sotto dai minerali gialli e rossi.
Alla fine salvammo il cane ed io mi portai a casa la consapevolezza di cosa fosse veramente la base della foresta.
Studiai scienze forestali e presto mi ritrovai a lavorare al fianco dei potenti che si occupavano del taglio a scopo commerciale. L’entità del disboscamento era allarmante e mi trovai presto di fronte ad un conflitto interiore. Non solo: l’avvelenamento e il taglio dei pioppi e delle betulle per fare spazio a pini ed abeti più redditizio sembrava incredibile… niente poteva fermare quella indomita macchina industriale.
A scuola studiavo un altro mondo.
Gli scienziati avevano scoperto che in vitro, la radice di una pianta di pino poteva trasmettere carbonio alla radice di un altro pino.
Io mi chiedevo se questo avvenisse anche nella foresta… ebbene sì.
Quindi gli alberi potevano condividere informazioni sottoterra!!! All’inizio ebbi molta difficoltà ad ottenere fondi per finanziare le mie ricerche. Ma perseverai e finalmente 25 anni fa sono riuscita a fare esperimenti nella profondità della foresta. Feci crescere 80 repliche di tre specie: la Betulla della carta, l’Abete di Douglas e il Cedro rosso del Pacifico e mi fermai per mancanza di soldi.Sospettavo che la Betulla e l’Abete fossero in connessione e che il cedro fosse in un suo mondo.
Mi procurai delle buste di plastica, del nastro adesivo, un panno parasole, un timer, un camice,e un respiratore.
Presi in prestito dalla mia università degli strumenti ad alta tecnologia: un contatore Geiger, uno a scintillazione, uno spettrometro di massa e dei microscopi.
Poi qualcosa di molto pericoloso: delle siringhe piene di anidride carbonica radioattiva, contenente carbonio 14. Alcune bottiglie ad alta pressione di anidride carbonica contenente l’isotopo stabile, il carbonio 14 e il 13.
Con tutti i permessi necessari al primo giorno dell’esperimento trovammo un grizzly con il suo cucciolo e ce tornammo via.
Il giorno dopo potemmo cominciare. Misi il mio camice ed il respiratore e le buste di plastica sugli alberi. Con le siringhe iniettai all’interno delle buste l’anidride carbonica con gl’isotopi traccianti..iniziando dalla Betulla.
Nell’Abete misi il carbonio 13. Utilizzai i due isotopi perché mi chiedevo se tra le due specie ci fosse una comunicazione bidirezionale.
Quando arrivai all’ultima busta dell80%della replica tornarono i 2 orsi e me ne scappai.
Aspettai un’ora, sapevo che era il tempo necessario perché gli alberi assorbissero la CO2 attraverso la fotosintesi, la trasformassero in zuccheri per inviarla alle radici. Ipotizzai che potessero trasmettere il carbonio ai loro vicini sottoterra. Scesi dal mio camion e andai dalla prima busta sulla betulla, la tolsi e poggiai il contatore Geiger sui suoi aghi e sentii Zzzzzz
Era il suono della Betulla che parlava all’Abete chiedendogli del carbonio.
Andai verso il Cedro, poggiai il contatore sulle foglie e non sentii niente!
Non faceva parte della rete di connessione tra gli altri due.
Ero così emozionata! Controllai e controllai il C13 e 14 mi dicevano che la Betulla e l’Abete erano in una vivace conversazione. In quel periodo dell’anno, in estate la Betulla inviava più carbonio all’Abete che si trovava nell’ombra.
Durante esperimenti successivi trovammo una situazione contraria, nella quale era l’Abete ad inviare più carbonio, perché stava crescendo, mentre la Betulla non aveva foglie.
Quindi le due specie dipendevano una dall’altra come Yin e Yang .
Tutto divenne piú chiaro, pensavo di aver scoperto qualcosa di grosso, che avrebbe cambiato la nostra idea di foresta…gli alberi sono nostri collaboratori.
Avevo trovato l’esistenza dell”enorme rete di comunicazione sotterranea!
Speravo davvero che la mia scoperta avrebbe cambiato le pratiche forestali, dal taglio all’utilizzo di erbicidi…
Noi scienziati forestali abbiamo una vita dura, dobbiamo perseverare nonostante tutti gli ostacoli. Seguire il nostro istinto, o nostri esperimenti e formulare domande intelligenti.
Raccogliere dati, verificare e confrontarci.
Ho realizzato e pubblicato i risultati di centinaia di esperimenti. Alcune delle mie piantagioni sperimentali hanno ora 30 anni. Potete dar loro un’occhiata… così funziona la ricerca forestale.
Parliamo ora di scienza. Come comunicavano la Betulla e l’Abete? Sembra che conversassero non solo nella lingua del carbonio, ma anche dell’azoto, del fosforo, dell’acqua, dei segnali di difesa, composti chimici e ormoni. Un sacco di informazioni.
Prima di me pensavano che ci fosse questa simbiosi mutualistica sotterranea: la MICORRIZA.
Risultato del dizionario per micorriza
/mi·cor·rì·ẓa/
sostantivo femminile
Complesso strutturale e funzionale costituito dal micelio di un fungo vivente in simbiosi con le radici o i rizomi di diverse piante arboree o erbacee, per mezzo del quale queste ricevono acqua e sali assorbiti dal terreno, cedendo a loro volta al fungo i carboidrati da esse elaborati.
Potete vedere i loro organi riproduttivi quando camminate nella foresta, si tratta dei funghi.
Punte dell’iceberg, da essi infatti partono filamenti fungini che formano il micelio, il quale infetta e colonizza le radici di tutte le piante ed alberi. Quando le cellule fungine interagiscono con quelle radicali si verifica uno scambio di carbonio e nutrienti. Il fungo li ottiene crescendo attraverso il suolo e rivestendo ogni particella del suolo stesso. La rete è così densa che possono esserci centinaia di kilometri di micelio sotto un solo nostro passo. Inoltre il micelio connette diversi individui nella foresta, non solo della stessa specie, ma anche per specie diverse e funziona più o meno come Internet!
Le reti micorriziche (come tutte le reti) hanno nodi e collegamenti. In questa mappa abbiamo realizzato corte sequenze di DNA di ogni albero e fungo in una parte di foresta di A.Douglas. I cerchi rappresentano gli abeti ovvero i nodi e le linee i collegamenti fungini che li connettono. I nodi più grandi e scuri sono quelli più attivi, li chiamiamo “alberi hub” o più amorevolmente ALBERI MADRE perché risulta che quelli nutrano i loro giovani. I pallini gialli sono le piante cresciute e stabilite nella vecchia rete. Un albero madre può essere connesso a centinaia di altri alberi. Utilizzando gl’isotopi traccianti abbiamo scoperto che gli alberi madre inviano il loro carbonio in eccesso alle piante del sottobosco che hanno così 4 volte di più la possibilità di sopravvivere.
Riconoscono anche la loro prole! Abbiamo fatto crescere alberi madre con a fianco piantine proprie e d estranee. Colonizzano la prole con reti micorriziche più estese. Inviano alle proprie piante più carbonio e riducono il proprio spazio radicale per far spazio ai propri figli! Inoltre quando gli alberi madre vengono feriti o muoiono inviano dei messaggi di saggezza alle successive generazioni, che sono più resistenti.
Avete ancora dubbi? Gli alberi parlano!!!
Quindi le foreste non sono semplicemente un insieme di alberi,ma complessi sistemi con centinaia di alberi hub e reti sovrapposte.