Immaginate di attraversare una foresta, voi la vedete come un insieme di alberi…fusti massicci e chiome meravigliose.
Ma, la foresta è molto di più di quello che vediamo e oggi voglio cambiare il modo di vederla.
Sottoterra c’è un altro mondo: infinite vie biologiche che connettono gli alberi permettendogli di comunicare come se la foresta fosse un unico organismo.
O Delonix regia: questo albero meraviglioso é decisamente “fiammeggiante ” con i suoi fiori colore rosso acceso scalda immediatamente la vista. Il suo nome deriva dal greco, letteralmente “unghie all’ingiù” per la forma delle foglie bipennate.
Il Delonix Flavidium sebbene meno conosciuto ed apprezzato ha invece i fiori di colore giallo.
Lo possiamo trovare nei paesi caldi di varie parti del mondo, preferendo i tropici o comunque laddove le temperature non scendano mai sotto i 10 gradi. Cresce spontaneamente solo in Madagascar. Nel resto del mondo viene piantato per abbellire piazze e viali. In Australia è diventata addirittura invasiva. Generalmente raggiunge altezze di 4 o 5 metri, ma con condizioni favorevoli anche di 10 o 15 metri È un albero molto decorativo con una chioma ad ombrello capace di creare paesaggi pittoreschi indimenticabili! Dopo i fiori produce dei lunghi baccelli verdi lunghi da 30 a 60 cm che si scuriscono fino a diventare duri e marroni.
La Jacaranda.
Jacaranda mimosifolia o Jacaranda blu é quella più conosciuta tra le 50 specie con colorazioni che vanno dal bianco al viola chiaro/porpora ai blu più intensi. Appartenente alla famiglia delle Bignoniaceae è originaria delle regioni tropicali e subtropicali del sud America, centro America sud Africa e dei Caraibi. È presente in tutte le foto più caratteristiche della Rift Valley in Kenia, Johannesburg in Sud Africa o Buenos Aires in Argentina. A Brisbane in Australia la fioritura della fine della primavera coincide con quella della preparazione agli esami universitari. Nei viali fioriti dell’università si sentono i termini “esame dell’albero” o ” avere una fifa blu”. Considerata portafortuna, viene spesso collocata piantata intorno ad ospedali e cliniche di maternità.
Il legno che si ricava da alcune specie di Jacaranda chiamato impropriamente “palissandro” è molto pregiato, usato per la costruzione di mobili e chitarre acustiche dal colore rosso.
Le foglie sono spesso di grandi dimensioni, con uno stelo centrale e foglioline laterali.
I fiori sono come delle piccole trombette con cinque lobi che crescono in gruppi prima della nascita delle foglie in colorazioni davvero suggestive. Quando cadono al suolo anche se possono ostruire i condotti fognari creano delle vere e proprie “moquette colorate”.
I frutti sono capsule marroni, ovali piatte o tondeggianti contenenti piccoli semi alati.
La Jacaranda caroba è molto conosciuta nella medicinale tradizionale brasiliana per i suoi effetti antireumatici, antinfiammatori ed analgesici; può migliorare la concentrazione e la rapidità mentale.
Portare la Natura nelle nostre case a volte non é poi così difficile! Basta raccogliere i rami che più ci piacciono durante le nostre passeggiate e con una dose di creatività ecco i nostri angolini speciali!
Rendono la casa accogliente e calda proprio come piace a tutti noi! Queste idee sono state tutte prese da Pinterest, spesso trovate le spiegazioni e i tutorial. Buon lavoro!
É possibile creare tessuti con le radici? Dopo il mio articolo del 7/11/ 2019 ci affacciamo nuovamente a questa incredibile “realtà ” e al lavoro di una rivoluzionaria innovatrice. Diane Scherer: l’ artista che progetta abiti tessuti con le radici delle piante!
“Fashioned from nature” Victoria Albert Museum
La sua creatività venne letteralmente sconvolta dalla lettura del libro – ” Il potere di movimento delle piante”- di Charles Darwin. L’ ultimo libro del naturalista britannico riguardante il mondo vegetale al quale affida le conclusioni delle sue ricerche. Nelle oltre 500 pagine, viene descritta l’intelligenza vegetale, il movimento delle piante e soprattutto le funzioni delle radici, il vero cervello delle piante. Fu il primo ad accorgersi come le radici dotate di sensitività siano in grado di registrare parametri reagendo ad essi. Come siano in grado di percepire gli stimoli ambientali, riconoscere le zone con le sostanze utili e la giusta umidità estendendosi volontariamente con intelligenza e resilienza.
“Non esistono specie che sopravvivono perché più forti o intelligenti, ma adattabili ai cambiamenti. “
Diana Scherer rimane affascinata da questi studi “sviluppando una vera passione per le radici e il loro sviluppo. Comincia a studiarne gli schemi complessi e sconosciuti, trovando la giusta ispirazione per la sua vena artistica. Dapprima comincia un progetto che chiama: “Nurture Studies”. Per un periodo di due anni fa crescere una serie di fiori e piante in contenitori di forme diverse per studiare l’intreccio e la dinamica delle radici. Non tutte le piante si prestavano a questo scopo e ognuna sviluppava il suo apparato radicale diverso per forma e struttura. La camomilla ad esempio, aveva radici ruvide e molto lanose e l’erba invece bianche e setose. Erano diverse qualitativamente per spessore e forma. Osservando attentamente quelli che sembravano “fili” ha cominciato a pensare all’eventuale utilizzo nella tessitura e quindi -” Si puó tessere sottoterra? “
Dal 2014 inizia a collaborare con esperti biologi ed ecologi della “Rodbound University”di Nijmegen in Olanda dando orgine al progetto “Interwoven”. Insieme studiano e valutano le dinamiche che orientano i movimenti delle radici attratte dalle sostanze di nutrimento, temperatura, umidità e luce. Qui vengono preparati degli stampi per invitare le radici ad intraprendere percorsi specifici dando modo di ottenerne trame intricanti ed affascinanti una volta secche e asciutte.
I motivi delle sue trame sono motivi geometrici trovati in natura, come strutture a nido d’ape, fiocchi di neve o disegni a fogliami che ricordano gli arabeschi del Medio Oriente. Tappeti persiani e merletti creati in grande collaborazione tra Uomo e Natura!
Scherer lavora principalmente con avena e grano. La prima può essere seminata molto ravvicinata, dando un volume estremamente elevato di radici in tempi rapidi. In estate si riesce ad ottenere un modello anche entro due settimane. Crescendo così rapidamente, le radici sono ancora molto giovani, belle e con minuscole radici pelose!
Tutto è in via di grande sperimentazione, regolare la densità dei semi, piantare un nuovo ceppo di erba o provare trame diverse contemporaneamente con piante diverse.
InterWoven è stato premiato dal “New Material Award Fellow” che a Rotterdam sfida artisti e designer a sviluppare materiali sostenibili e tecnologie evolutive. Le fibre della radice di Scherer offrono la promessa di nuovi materiali entusiasmanti, affermano gli esperti. Per esempio in termini ecologici anche le radici immagazzinano CO2, per un materiale che si crea da solo mentre cresce. A differenza di altri materiali naturali come la fibra di cocco o il cotone, non è necessario tesserli in seguito per ottenerne il prodotto. O potrebbe diventare un materiale isolante per i muri e sostituire parti in plastica!
Con questa parola di uso ormai comune s’intende il fenomeno della variazione del colore delle foglie in autunno. I colori delle piante decidue come per magia passano dal verde al giallo, dall’arancione al rosso e poi al marrone. Ma perché succede tutto questo? Il fenomeno avviene per la diminuzione progressiva della clorofilla, pigmento che conferisce il colore verde alle piante e tramuta la luce solare in energia.
Attraverso la fotosintesi clorofilliana essa trasforma l’acqua della linfa e il carbonio dell’atmosfera in glucosio ed ossigeno. In primavera ed in estate la clorofilla é presente in abbondanza, ma in autunno quando la radiazione solare diminuisce, la temperatura si abbassa e la fotosintesi clorofilliana rallenta. Nei nostri inverni la disponibilità di luce è scarsa le piante rischiano di subire troppi danni; con un costo energetico che supererebbe i benefici della fotosintesi. Così le piante iniziano un processo di smantellamento foliare per riciclarne i componenti una volta a terra. Per risparmiare energia viene limitato il trasporto di nutrienti indebolendo le strutture tra il picciolo e il ramo alla quale le foglie sono attaccate. Queste cellule si degradano indebolendo ogni connessione e liberandole con un soffio di vento. Le piante quindi producono meno clorofilla, e gli altri pigmenti all’interno delle foglie prendono il sopravvento: flavonoidi, carotenoidi e antocianine. A seconda della maggiore o minore presenza di questi pigmenti nelle cellule delle foglie gli alberi assumono colorazioni diverse. Se il pigmento prevalente sono i flavonoidi o i carotenoidi avremo una colorazione giallo- arancione con funzione di protettore dalla luce eccessiva. Questi pigmenti sono sempre presenti nelle foglie, ma offuscate dal verde della clorofilla presente in grandi quantità.
Se è prevalente la concentrazione dei pigmenti antociani la colorazione delle foglie sarà piuttosto tendente al rosso o al viola. Non sono presenti nelle foglie ma vengono sintetizzati da alcuni alberi quando le foglie ingialliscono. Quando coesistono con la clorofilla il colore delle foglie non è totalmente verde, ma tendente al bronzo. Quando invece si trovano in assoluta prevalenza essi sono in grado di colorare le foglie con una tonalità addirittura violacea. Qualcuno ipotizza che il loro ruolo sia di eliminare le tossine, altri di scoraggiare l’attacco di insetti o parassiti. Quando infine avviene la degradazione dei corpuscoli delle cellule contenenti clorofilla , le foglie muoiono assumendo il color marrone. Cadranno lasceranno finalmente la pianta completamente pulita e pronta per il riposo invernale.
Eccoci arrivati all’equinozio d’autunno, Mamma Natura si sta preparando con una nuova tavolozza di colori, profumi e sapori per donarci vecchie ma sempre nuove emozioni. In Messico stanno attendendo la migrazione della farfalla Monarca che puntualmente animerà una estensione verde di un ettaro e mezzo.
Ogni anno infatti, la foresta situata tra il Michoacan e l’ Estado de Mexico a 3.000 metri d’altezza, vede l’arrivo di ben 200 milioni di farfalle solo di questa specie! Provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti queste delicate creature percorrono circa 3.800 miglia, impiegandoci ben 3/4 mesi.
Il caldo di quella zona gli permette di arrivare alla maturazione sessuale, trascorre il periodo del letargo dove le temperature non sono rigide e sopravvivere all’inverno. Con l’arrivo della primavera si riproduce ed inizia il viaggio di ritorno al nord per terminare il suo ciclo vitale che inizierà con la nascita di una nuova farfalla. Allora spiccano il volo e riempiono il cielo sopra la foresta regalandoci un nuovo incredibile spettacolo.
La farfalla Monarca ha una vivace livrea di colore arancione con nervature nere e macchie bianche lungo il bordo delle ali. Questo sicuramente la protegge da diversi pericoli. I colori vivaci in natura (in particolare giallo, arancio e nero ) sono infatti associati al veleno e ai sapori sgradevoli da parte dei predatori. Con la sua lunga proboscide succhia il nettare da svariati fiori per riarrotolarla poi in una spirale. E può deporre fino a 400 uova tra le foglie.
Mettendosi una accanto alle altre per mantenere il calore, estendono un manto colorato che copre completamente gli alberi. E come per magia all’ improvviso la foresta si tinge di arancione! Uno spettacolo che tutti vorremmo vedere almeno una volta nella vita..
La Riserva della Biosfera é diventata area protetta e dal 2008 é stata nominata “Patrimonio dell’ Umanità dell’Unesco”.
Questo riconoscimento internazionale è stato molto importante per una zona colpita dal disboscamento illegale di bande criminali. Da anni infatti abbattevano gli alberi per coltivare marijuana e avocado a discapito della salvaguardia di un habitat unico al mondo. Homero Gómez Gonzales, un taglialegna come suo padre, capendo l’importanza di questo fenomeno naturalistico unico del suo genere…cominciò ad opporsi al disboscamento. Smise di tagliare alberi promuovendo un movimento per la tutela dell’ambiente e della farfalla Monarca. Purtroppo gl’interessi delle bande lo hanno osteggiato in ogni maniera, portando simultaneamente lo sguardo e l’attenzione del mondo e la sua morte.
Il 13 gennaio 2020 infatti scompare misteriosamente e il suo cadavere ritrovato solo quindici giorni dopo, irriconoscibile e con segni di evidente tortura. La sua lotta per la tutela ambientale lo aveva portato a studiare Scienze agrarie/ambientali, diventando agronomo e ingegnere agricolo, specializzato in fitotecnica. Creó ” il santuario delle farfalle” collaborando con il WWF e svariati scienziati, diventando anche sindaco del suo comune e primo direttore della neonata riserva naturale. Tutto quello che é stato fatto in quella zona lo dobbiamo a lui. Ad oggi tante persone stanno chiedendo giustizia per lui, capeggiati dalla moglie e dal figlio che cercano di sensibilizzare e continuare la sua campagna di protezione ambientale.
Eccomi di nuovo a scrivere di Beth Moon, una grande poetessa della fotografia. Un anno fa (13/03/2019) vi raccontavo del suo incredibile libro “Ancient Trees/Portraits of Time – Alberi Antichi/Ritratto del Tempo”. Una ricerca fotografica dell’artista durata ben 14 anni alla ricerca degli alberi più antichi del pianeta. Oggi voglio raccontarvi di un’altra sua raccolta fotografica molto suggestiva: la “Diamond Nights”( Notti di Diamante). Un altro incredibile lavoro per stupirci e lasciarci a bocca aperta di fronte alle meraviglie della nostra amata Terra!
Le foto degli ” Alberi Antichi” osservati di notte, hanno per magici fondali Via Lattea, Costellazioni e Nebulose che ne danno anche il titolo.
Questi Grandi Giganti sono spesso in angoli sperduti del pianeta, protetti e isolati, spesso sotto la tutela della stesse popolazioni che li venerano come i loro nonni prima di loro. Sopravvissuti perché lontani dalla civiltà, protetti dalle montagne o già in terreni privati; scelti per età, grandi dimensioni o storie particolari.
Questo progetto così impegnativo anche dal punto di vista temporale è stato fatto anche come atto di denuncia/presenza di queste magnificenti creature. Nella speranza di stimolare sempre di più il rispetto per la Natura immortalando in un attimo il passaggio dei secoli.
L’ispirazione per questo nuovo lavoro le nasce nel 1999, dopo aver essere arrivata a conoscenza di diversi studi scientifici che collegavano la crescita degli alberi con il movimento celeste e i cicli astrali.
Vediamoli.. -I ricercatori dell’Università di Edimburgo hanno dimostrato che gli alberi crescono più velocemente quando la radiazione cosmica raggiunge la superficie terrestre. Essa influisce sulla crescita arborea più della temperatura e delle precipitazioni. -Lawrence Edwards un rinomato ricercatore aveva scoperto che i germogli delle piante cambiavano ritmicamente forma e dimensioni in cicli regolari direttamente correlati alla Luna e ai pianeti. La quercia ad esempio sembra cambiare con Marte, il faggio con Saturno e la betulla con Venere. E ha dimostrato come le linee aeree interrompono questa influenza planetaria. -David Milarch un botanico statunitense (chiamato anche l’Uomo delle sequoie) dichiara che gli alberi sono collettori solari; come grandi antenne, sono sia mittenti che ricevitori di energie terrestri ed energie stellari. ”
Lavora con una macchina digitale e un obiettivo grandangolare da 3.200 a 6.400 ISO con esposizioni fino a 30 secondi. Ed essendo insoddisfatta delle tonalità della stampa a getto d’inchiostro ha sperimentato diverse tecniche diventando una vera maestra nell’antica tecnica al platino/palladio. Per ogni stampa mescola questi due metalli macinati, facendo una tintura che viene rivestita a mano su carta spessa esposta poi alla luce.
C’é una grande attenzione ai molti passaggi coinvolti nella creazione della stampa finale che sono importanti quanto la cattura dell’immagine. Con la stampa al platino nota per la sua splendida luminosità e l’ampia gamma di toni la foto assume un aspetto tridimensionale. Ineguagliabile da qualsiasi altro processo di stampa, il platino, come l’oro, è un metallo stabile. Una stampa può durare per migliaia di anni donando una vasta ricchezza di sfumature e dettagli.
Non riesco ad immaginare un modo migliore per commemorare le vite degli alberi più drammatici del mondo, che fotografando i loro ritratti “ Beth Moon
La fotografia é l’arte che permette di immortalare le cose belle della vita che non si vogliono assolutamente dimenticare per renderle sempre presenti, quasi permanenti, a dispetto di tutte le leggi della natura.
Per il suo incredibile lavoro Beth Moon ha ottenuto grandi riconoscimenti internazionali. Dal 1999, il lavoro di Moon è apparso in oltre sessanta mostre personali e collettive negli Stati Uniti, Italia, Inghilterra, Francia, Israele, Brasile, Dubai, Singapore e Canada. Le sue opere sono conservate in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui il Museum of Fine Arts a Houston, il Museum of Photographic Arts di San Diego e il Fox Talbot Museum in Inghilterra.
Scrivono di lei:
– “Le immagini di Beth Moon catturano la forza e il mistero della testimonianza dei più antichi alberi del mondo. Queste sentinelle forestali sono tra i più antichi esseri viventi sul pianeta ed è disperatamente importante che noi facciamo tutto il possibile per garantire la loro sopravvivenza. Vorrei che i miei nipoti possano conoscere la meraviglia della vita di questi alberi e che loro la possano fare conoscere ai loro figli”. Jane Goodall – Gli alberi antichi dell’Africa, circondatida una coltre di stelle: le immagini di alberi antichi di Beth Moon, così sbalorditive nella loro statura e imponenza, si trovano a cavallo tra fantasia e realtà. Cablato
– Le splendide foto degli alberi più antichi dell’Africa, incorniciate dalla luce delle stelle, “Diamonds Nights” cattura la bellezza surreale degli alberi antichi dopo il calare della notte. Smithsonian -Dagli Alberi di faretra nei deserti isolati della Namibia ai Baobab negli aridi paesaggi del Botswana, ogni ritratto é uno studio contro il cielo notturno. Il loro sentimento solitario riflette sia le loro posizioni che la loro crescita consumata dal tempo sotto il bagliore della Via Lattea”. Iperallergico – “Le immagini risultanti mostrano impressionanti paesaggi tolkieniani fotografati con dettagli così nitidi che quando riprodotti sulla pagina hanno la trama di dipinti ad olio….Più che un libro di arte per i fotografi o coloro che sono interessati alla natura, l’ultimo libro di Moon vi affascinerà tutti. “ Revisione periodica, editori settimanali
– ” C’è un legame ossessivo tra gli alberi e il cielo notturno che porta una carica potente al libro della fotografa Beth Moon National Examiner – ” Ultraterreno é la parola migliore per descrivere l’ultima offerta di Beth Moon…. il suo lavoro consente ai lettori di vedere il mondo sotto una nuova luce” Book Page – ” La Luna rivela un lato della Terra che é maestoso, maestoso e quasi incredibile….Esiste davvero questo tipo di scena pura e trascendentale? Si. La Luna considera gli alberi antichi e indisturbati nel modo in cui alcuni escursionisti vedono l’ Himalaya o gli astronauti lo spazio esterno: visitare queste aree é assistere in prima persona ad un mondo preistorico, quasi pre-umano.” SF settimanale
– ” Apre gli occhi oltre l’universo luminoso”. San Francisco Chronicle – “Un inno agli alberi” Pasatiempo, Santa Fe Nuovo messicano – ” Una vivida espressione della bellezza duratura del mondo naturale.” Atlas Obscura
– ” Nei bellissimi scatti di Moon, la Via Lattea si riversa in una brillante ondulazione attraverso cieli vellutati “. Spettacolo settimanale – ” È facile sentirsi giovani quando si fissano alberi di 6.000 anni sullo sfondo da sogno di cieli stellati di miliardi di anni. Forse é quello che Beth Moon stava cercando di trasmetterci intraprendendo una missione giramondo per catturare gli alberi più antichi e meravigliosi della terra.” Evasione
Proprio in questo periodo dell’ anno c’é una foresta che si sta risvegliando dal sonno invernale rivelandosi in tutta la sua magia! É la foresta di Hallerbos, vicino alla citta di Halle in Belgio! Questa foresta pubblica con splendidi sentieri percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo viene gestita dalla “Agenzia per la natura e la foresta” del governo fiammingo che si occupa di preservare i 42.300 ettari delle foreste belghe. La foresta che ammonta a 542 ettari, é principalmente di faggi, ma si trovano anche querce, aceri, tigli e sequoie giganti. E’ inoltre l’habitat naturale di caprioli, cervi, lepri, volpi, scoiattoli e oltre 105 specie di uccelli tra cui il picchio nero e il gufo. E questo é ancora niente. Dalla metá di aprile per due/ tre settimane, il suo terreno si colora di fiori blu dando luogo ad un fenomeno naturale molto suggestivo! Migliaia di visitatori, escursionisti e fotografi ripercorrono ogni anno i suoi sentieri con il fiato sospeso dall’emozione.
Questo fenomeno che tocca tutte le varietà del blu tendente al viola, dal turchese al violetto e dall’azzurro al blu scuro é dovuto alla fioritura del Hyacinthoides non scripta. Immaginate che profumo! In italiano non abbiamo una traduzione esatta, viene chiamato Campanula, Giacinto o Scilla, per gl’ inglesi Common Blubell. É una pianta da bulbo che ha trovato in questa foresta le perfette condizioni climatiche ed un terreno ricco di sostanze nutritive idonee per un sano e rapido sviluppo. Le sue piccole campanelle spuntano tutte insieme regalando emozioni indimenticabili.
I fotografi si appostano sopratutto durante le prime ore dell’alba o al crepuscolo godendo appieno della pace accompagnati dal cinguettìo degli uccelli. La foresta regala giochi di luce, con il passare dei raggi del sole attraverso le chiome degli alberi. Dopo 7/10 giorni dal fiorire delle campanule lo spettacolo cambia ancora: le giovani foglie di faggio di un verde brillante fanno un contrasto incredibile con le campanule blu/viola.
A mano a mano che le chiome s’ingrandiscono la luce solare filtra sempre meno sul suolo, la foresta si fa più scura, le campanule diventano blu/grigio. Poi…nelle zone umide calcaree fiorisce l’aglio selvatico e nelle acque poco profonde dei corsi d’acqua fioriscono le piante di Coda di cavallo. Sui bordi dei percorsi assolati puoi trovare i fiori del Sigillo di Salomone, del Lamio giallo e del Centocchio.
Sul sito ufficiale della foresta (www.delijn.be) si possono trovare tutte le informazioni sul periodo di fioritura , sulle camminate e sulle attività da fare nell’arco dell’anno; o prenotare delle visite guidate. Come avere una mappa o come raggiungerla in auto, con i mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta da Bruxelles. Interessante è anche la visita al Museo della Foresta, aperto durante il periodo primaverile con una mostra temporanea dedicata alla storia della foresta, degli alberi e dei fiori e degli animali che la popolano.
Queste persone di cui vi vado a raccontare sono persone umili e semplici che hanno fatto e stanno continuando a fare grandi opere per il bene dell’umanità. Creare foreste é dare Vita. Ci lasciano una eredità e una dimostrazione di grande volontà e coraggio nel raggiungere i propri obiettivi. E la certezza che niente può fermare la grande connessione con Madre Natura!
Jai Haixia nasce con una cataratta congenita che lo lascia presto cieco dall’occhio sinistro, da adulto a causa di un incidente sul lavoro rimane completamente cieco. Jai Wenqi invece perde le braccia per un bruttissimo incidente quando aveva solo tre anni. Tra le loro grandi difficoltà di trovare un lavoro s’incontrano e si comunicano la grande voglia di vivere e dimostrare quanto possono ancora dare alla comunità. Siamo in Cina nella contea di Jingxing Hebei, dove 15 anni fa non c’erano che rocce ed erbacce, una zona distrutta da una disastrosa economia industriale. Con pochi soldi, affittano un terreno in riva a un fiume decidendo di creare una zona verde per le generazioni future. Da 15 anni si alzano alle 7 di mattina per lavorare la terra e mettere a dimora alberelli e talee. Con molte difficoltà iniziali, hanno imparato a lavorare la terra e le varie tecniche di propagazione delle piante Quello che sono riusciti ad ottenere ha dell’inverosimile, al momento una vera e propria piccola foresta di 10.000 alberi! Un vero e proprio piccolo paradiso che ha riportato la gioia della Natura in questo piccolo angolo di mondo dimostrando come superare la disabilità. Ora su questi due amici che si chiamano ” fratelli” hanno girato anche un film/documentario che s’intitola : Tu sarai le mie braccia e io i tuoi occhi”. E proprio mentre questo documentario veniva girato hanno avuto un piccolo premio per come gli alberi avessero protetto il loro villaggio dalla recente inondazione. Ora la loro storia é di grande ispirazione in tutto il mondo!
Saalumarada Thimmakka vive a Hulika, un villaggio indiano . Viene anche chiamata ” La mamma degli alberi”, ha infatti ben 385 alberi di Banyan che ha piantato e tirato su uno per uno come se fossero stati suoi figli. Da giovane, si sposa con un contadino della zona con il quale coltivano la terra e intagliano pietre. Dopo diversi anni non riuscendo ad avere figli decidono di riversare il loro amore genitoriale sugli alberi. Così nonostante le ristrettezze economiche cominciano ad innestare 10 alberelli di Banyan, una pianta sempreverde del subcontinente indiano. Cominciano a piantarne in un tratto di terreno vuoto a qualche chilometro dalla loro casa, trasportando a piedi grandi secchi di acqua per innaffiarli e per tutti questi anni li hanno protetti dalle intemperie e dalle malattie. Questo bellissimo viale alberato si estende per quattro chilometri fino a Kudur. Dopo la morte del marito avvenuta 30 anni fa, fa la sua comparsa un ragazzino di 14 anni affascinato dal suo lavoro, che diventa ben presto il suo aiutante ed oggi il presidente della sua Associazione. Questa donna che continua a vivere in povertà ha ottenuto una cinquantina di riconoscimenti internazionali per il suo impegno per l’ambiente.
Stavolta siamo a Gourga, un villaggio nel nord del Burkina Faso per scoprire la storia di Yacouba Sawadogo. Da giovanissimo i suoi genitori lo mandarono a studiare il Corano per diventare un “Iman”, una guida per la preghiera collettiva dei musulmani. Ma il suo destino non era quello e a metà degli anni 70 proprio quando l’area del Sahel viene colpita da una gravissima siccità insiste nella sua folle idea di fare il contadino. E così mentre la maggior parte delle persone scappavano per l’avanzata del deserto, della siccità e carestia con determinazione e coraggio comincia a sperimentare una tecnica antica di cui aveva sentito parlare nel suo seminario in Mali. Lo “Zai” consiste in una tecnica di preparazione della terra che crea dei microbacini in grado di trattenere l’acqua piovana della stagione successiva. Queste buche sono scavate spaccando il terreno argilloso, duro e asciutto, sostituendone il contenuto con foglie secche tritate, scarti sminuzzati di legname, terra e sabbia. Yacouba fece fosse di dimensioni maggiori e introdusse maggiori quantità di spazzatura biodegradabile ed escrementi animali per migliorare i nutrienti per le piante. Vide che una maggior quantità di escrementi attraevano le termiti che costruivano piccoli condotti che influivano positivamente sull’aerazione della terra e migliorando la rimineralizzazione del suolo e con l’arrivo delle piogge anche una miglior irrigazione. Piantó miglio, sorgo e sesamo con buoni risultati e poi diverse specie di alberi per cercare di fermare l’avanzata del deserto. Nell’arco di 30 anni piante di Tamarindo, Karité, Acacie e Baobab sono diventate una foresta di 27 ettari in pieno deserto del Sahara, con un sottobosco ricco di cereali ed erbe aromatiche. Yacouba ha dato lavoro ed ispirazione a tante persone condividendo anche la sua esperienza per radio, inoltre ha organizzato una rete di scambio di sementi con numerosi agricoltori dall’Atlantico al mar Rosso. Incredibilmente nonostante l’evidenza del suo operato sia la prova di quanto si possa fare per fermare la desertificazione, politici senza scrupoli sta espropriando questa zona meravigliosa per costruire villini. Al momento é in atto una battaglia legale e stavolta non é solo, con lui decine di persone oltre ai suoi 17 figli e 40 nipoti che stanno cercando di comprare quel terreno per il bene della comunità. La sua storia è conosciuta in tutto il mondo grazie a un film/documentario girato nel 2015, dal nome ” The man who stopped the desert”.
Ancora una storia incredibile con un disabile cinese di nome Sanxiao. Siamo nel villaggio di Mayu nel nord della Cina dove ventenne si arruola nell’esercito sognando di fare la spia. La sua carriera militare però finisce molto presto per il contrarsi di una stipsi, si congeda e si forma come insegnante. Nel giro di una decina di anni però l’infezione avanza e devono amputargli una gamba, e nonostante la famiglia s’indebiti per offrirgli le cure migliori i medici sono costretti ad amputargli anche la seconda. Le operazioni e le protesi sono costate 200 mila yan, circa 26 mila euro prestati dallo stato….un peso enorme sulla sua coscienza e senso di gratitudine! Decide così di rendere un servizio alla comunità e alle generazioni future lasciandogli una nuova zona verde! Da 20 anni si sveglia alle cinque per raggiungere la montagna vicino al suo villaggio con il suo tuk-tuk, arrivato si toglie le protesi e si trascina fino al punto prescelto per piantare e curare i suoi alberi. Con i suoi guanti tutti bucati continua inarrestabile la sua missione per l’intera giornata. Con tenacia e fatica, un seme alla volta, giorno dopo giorno: ecco come settantenne si trova ad aver piantato 17 mila alberi! La sua storia é veramente d’esempio, un uomo che riesce a tramutare “la sua sofferenza in arte”, e che sceglie per le generazioni future un bene così grande come una foresta!.. Anche su di lui un documentario che s’intitola: “17 years of hard work- 12 surgeries loss of fingers and comminuted fractures” che racconta quanto questa missione sia stata dura ed incredibile.
Stavolta ci affacciamo sull’ isola di Majuli nello stato di Assam (India), l’isola fluviale più grande del pianeta, tra le anse fangose del fiume Brahmaputra. Con una superficie totale di circa 1.000 ettari, è in continua minaccia a causa della vasta erosione del suolo delle sue sponde; negli ultimi 70 anni si é già ridotta della metà. Per fronteggiare la situazione il Dipartimento delle foreste indiano inizió nel 1980 un piano di rimboschimento di 200 ettari con l’obiettivo di proteggere l’isola dalle alluvioni trattenendo la terra con le loro radici. Il piano fu abbandonato dopo solo tre anni perché lo ritennero senza speranze. Poche persone rimasero, tra queste un giovane : Jadav Mulai Payeng, figlio di un mercante di bufali proveniente da una comunità locale. Legatissimo al suo territorio non sopportava di vederlo scomparire come stava succedendo anche a tutti gli animali. L’assenza di vegetazione era molto grave in quella lingua di terra arsa nel periodo estivo e inondata in quello invernale. A 16 anni trova dei serpenti morti ammucchiati nella sabbia e decide di lasciare la scuola ed attuare il suo piano: piantare alberi! Comicia col piantare semi di bambù e incoraggiato dalla loro crescita a partire con la sua barca per cercare nuovi semi e piante al di là del Brahmaputra. Inventa anche un sistema d’irrigazione con canne di bambù e pentole di terracotta bucate e tecniche per fertilizzare un terreno poverissimo. E a mano a mano che aggiungeva piante anche gli animali tornavano, prima le formiche, poi i lombrichi, gli uccelli… Oggi dopo 40 anni di lavoro continuato esiste la foresta di Molai Khatoni di 550 ettari, l’equivalente di 860 campi da calcio. Ci sono diverse migliaia di alberi con 100 varietà vegetali il solo bambù da solo copre un’area di oltre 300 ettari. Grazie a questa riforestazione la fauna selvatica è tornata nell area: rettili, conigli, cervi, ronoceronti indiani, tigri del Bengala e un gruppo di elefanti ci soggiorna per metà dell’anno per mettere al mondo i suoi cuccioli. Ora non é più solo, “L ‘uomo della foresta” ha moglie e cinque figli e sulla sua storia sono stati girati diversi documentari, e in India c’è anche un libro per bambini che racconta la sua incredibile storia di grande volontà e totale dedizione. Un uomo che da solo ha creato un intero ecosisistema!
Il filo conduttore “radici” ci porta a conoscere un’altro tipo di arte creativa dei nostri Amici Alberi.
Parliamo dei ponti fatti dalle radici aeree del “Ficus Elastica o Albero della gomma” incredibili meraviglie d’ingenieristica naturale. Ci troviamo nello stato indiano di Meghalaya al nord dell’India, una delle zone più umide e bagnate al mondo, ricoperta da lussureggianti foreste.
Tradotta letteralmente “Dimora delle nuvole” – Meghalaya é un insieme di altopiani adiacienti di grande bellezza paesaggistica. Una delle regioni più umide e bagnate al mondo, con molti fiumi e torrenti che creano valli profonde, strette e ripide. Questi ponti sono esempi di bio-ingegneria eco-compatibile, dove l’Uomo é riuscito a far fronte alle proprie necessità utilizzando completamente le risorse messe a disposizione dalla Natura. Gli antenati del popolo dei Khasi che per lungo tempo avevano vissuto in un relativo isolamento a causa della quasi totale impenetrabilità del territorio avevano intuito di poter blandire le radici del Ficus Elastica, dando vita a strutture che hanno resistito anche 500 anni.
Per creare queste strutture i Khasi utilizzano tronchi cavi di Betel o Bambù che fungono da tubature, all’interno dei quali vengono inserite le radici. Qui vengono mantenute umide, e lasciate crescere fino alla lunghezza necessaria e poi ripiantate nel nuovo terreno sulla sponda opposta. Queste a loro volta emetteranno altre radici che si fonderanno tra loro rendendo la struttura sempre più stabile e resistente al carico. Radici che s’innescano nelle radici in un crescere continuo fino ad arrivare anche ad una cinquantina di metri di lunghezza. Affinché un ponte sia percorribile possono volerci almeno 10, 15 o 20 anni, richiedendo la collaborazione di diverse generazioni.
È documentato che possono passarci 2.000 persone al giorno, davvero incredibile considerando che nella regione ci sono ponti di cavi metallici sul quale é consigliato di passare una persona alla volta. I ponti di radici possono arrivare a reggere invece fino a 50 persone contemporaneamente. I ricercatori hanno studiato il meccanismo con cui si formano, ma sopratutto come si mantengono nel tempo e riescono a sopravvivere per centinaia di anni resistendo alle piene dei fiumi e torrenti del periodo monsonico. Hanno intervistato i nativi, scattato centinaia di foto e realizzato numerosi modelli tridimensionali. Hanno studiato queste radici incredibilmente robuste che con il passare del tempo rinforzano le strutture ancorandole maggiormente alla terra. Quello che stupisce é come esse non marciscano nonostante l’umidità della regione che é tra le più bagnate al mondo, con una media di 15 metri di pioggia l’anno.
Per vedere un ponte davvero speciale bisogna arrivare al piccolo villaggio di Nongriat, tra i monti scavati da decine di cascate e corsi d’acqua e composto da sole 34 case. Si parte dalla città di Cherrapunjee percorrendo km.18, di cui l’ultima parte su una strada tortuosa con vista su magnifiche creste e gole da cui scrosciano spumose cascate. Arrivarci non é certo facile, non ci sono strade e non può essere usato alcun mezzo di locomozione, l’unico modo è scendere i 3.400 scalini che la collegano a Tyrna, il villaggio più vicino raggiunto dall’asfalto. Chi lo ha fatto racconta di gigantesche farfalle gialle, uccelli particolarmente sonori e profumi celestiali di orchidee e fiori d’ibisco. Questa discesa, che farebbe tremare le ginocchia a chiunque, viene effettuata andata e ritorno almeno quattro volte la settimana dagli abitanti del villaggio carichi di provviste. Il dottore scende una volta ogni sette giorni, mentre un’insegnante vive in una delle trentaquattro case. Alla base del villaggio è stata costruita una rest house con quattro stanze per poter permettere ai visitatori di ammirare con calma il più speciale dei ponti, sul fiume Umshiang conosciuto come il double-decker. Questo ponte a due piani unico al mondo oltrepassa una doppia cascata sotto la quale è possibile nuotare in un’ambientazione surreale come ad Avatar.
Questi ponti davvero incredibili stanno attirando eco-visitatori da tutto il mondo, facendo capire l’importanza della salvaguardia e la preservazione agli abitanti della zona. Purtroppo in molti non si rendono conto del loro valore. Molti ponti sono stati già abbandonati al degrado, di alcuni stanno decidendo la rimozione o la sostituzione con materiali moderni che richiedono tempi d’istallazione rapidi.
Nel 2015 Patrick Rogers, scrittore e viaggiatore dopo i suoi molteplici viaggi in quella zona lancia il progetto “Living Root Bridge” per cercare di salvare queste strordinarie creazioni viventi prima che scompaiano. Li localizza, misura, li segna nelle mappe raccogliendo su ognuno tutte le informazioni possibili. Ma sopratutto cerca di sensibilizzare le popolazioni rianimate dal turismo affinché comprendano la loro importanza e contribuiscano a preservarli per le prossime generazioni. Dopo che l’Unesco ha dichiarato Nongriat patrimonio dell’Umanità sta cercando la protezione di agenzie importanti come l’Archaelogical Survey of India e del governo stesso. Per raccogliere fondi per supportare questo progetto ha dato il via ad una campagna di crowdfunding e scritto un libro ” The Green Unknown” dove descrive tutta questa incredibile avventura.
I ponti trovati sono decine, ed oltre al ponte doppio i più famosi sono: – a Nonghthymai un piccolo villaggio ordinato con piccoli appezzamenti ordinatamente coltivati a patate, zucche e cavolfiore – Ummunoi root bridge il più antico della regione. Ad un’altezza di mt 430 e lungo mt 74. – Ritymmen root bridge vicino a Nongthymmai lungo mt 30. – Umkar root bridge vicino a Siej, piccolo ponte che durante la stagione dei monsoni viene attraversato da una cascata. – Mawsaw root bridge a 30 minuti da Umshiang, sotto il quale c’è una piscina naturale meravigliosa.
Eccomi con la voce scientifica di due specialisti : Peter Wohlleben e Stefano Mancuso in piccoli estratti da due loro libri meravigliosi!
In cosa differiscono le piante dagli animali?
Sono radicate al suolo e utilizzano come fonte energetica il sole. Costituiscono pressappoco l’80% in peso di tutto ciò che é vivo sulla Terra.
Non hanno nessuna struttura riconoscibile come negli animali, non hanno organi singoli o doppi a cui siano demandate le funzioni principali dell’organismo. Questo é un grande punto di forza, un attacco ai punti organici vitali mette infatti in pericolo l’intera funzionalità.
Noi pensiamo che non avendo occhi, orecchie, cervello e polmoni non possano vedere, sentire, organizzarsi o respirare.
Questo è senza dubbio e senza pretendente alcuno l’Albero più colorato del mondo.
Ogni volta che un pezzetto di corteccia si sfalda naturalmente dal tronco scopre colori che lasciano senza parole i fortunati visitatori.
La Natura non cessa davvero mai di stupirci con le forme e i colori che neanche nella nostra più fervida fantasia potremmo immaginare.
Questa varietà di Eucalipto con il nome latino di Eucalyptus Deglupta vive nelle Filippine, in Australia, nelle Hawai e in Indonesia, da dove è stato esportato anche in Nuova Guinea e Sri Lanka.
On-line si possono comprare facilmente i semi e le piante, ma nonostante tutti lo desideriamo lo possono coltivare solo coloro che vivono nella fascia tropicale. A differenza delle altre specie di Eucalipti adora l’umidità e il caldo delle foreste tropicali.
Per la sua necessità di avere molta acqua a disposizione, lo troviamo spesso vicino ai fiumi, e nell’arido clima australiano le sue radici per raggiungere l’acqua sono arrivate fino a 40 metri di profondità.
Per questa sua caratteristica sono state trovate sulle foglie minuscole particelle di oro che gli alberi estraggono dalla profondità. Una ricerca di Melvyn Lintern dell’ Agenzia Scientifica Australiana CSIRO spiega che probabilmente l’oro che le radici trovano in profondità, viene ritenuto una sostanza tossica per la pianta che quindi lo allontana sulle sue estremità, le foglie appunto. Chiaramente nonostante questa notizia possa fare scalpore in un momento che vede il ritrovamento dell’oro dimezzato, la concentrazione media dell’ oro sulle foglie è meno dello 0,000005 per cento del peso di ogni foglia.
Ma torniamo al grande artista della Natura che arriva velocemente ai 70 metri di altezza e ai due di diametro.
Il suo tronco è colorato naturalmente da tutte le sfumature dell’arcobaleno, crescendo la sua corteccia si sfalda mettendole in luce in uno spettacolo in sequenza continua.
Questo strato inferiore ha colori incredibili, tenui e sgargianti, partono quando da un verde chiaro quando la pianta é giovane, per assumere con il passare del tempo tutti i colori, anche il blu, il viola, il giallo e l’ arancio! L’effetto visivo é di sicuro un forte impatto, rallegra immediatamente la vista e ci dona un senso di grande gratitudine e ” riconoscenza ” per Madre Natura.
I suoi fiori sono bianchi vaporosi e piumosi!
Di sicuro nelle zone tropicali lo utilizzerei per la realizzazione di giardini e parchi d’Arte Naturale!
Invece pensate vengono coltivati solo per ricavarne la pasta di legno utilizzata nelle fabbriche di carta!
Gli alberi rimangono con noi per sempre, ci danno ossigeno e cure molteplici. Ci danno la carta e i libri.
E dai libri vecchi letti e riletti, artisti di tutto il mondo creano opere d’arte meravigliose che ricreano la natura nei minimi dettagli.
E ancora una volta la nostra gratitudine per i nostri Amici Alberi è eterna e infinita, ricca di stupore e bellezza.
SU BLACKWELL
Artista inglese che ha trascorso la sua infanzia immersa nella lettura di fiabe fantastiche passeggiando tra i boschi di Shieffield.
Inizia a sperimentare la costruzione di piccoli mondi in miniatura riproducendo con la carta dettagli del regno delle fiabe.Poi inizia a scandagliare negozi di libri di seconda mano, passando anche ore alla ricerca del libro ispirante, iniziando ad intagliarne scene che immortalano l’attimo. La carta mostra la precarietà del mondo in cui viviamo con la fragilità e la leggerezza dei sogni.I suoi personaggi sono solitari, spesso è una giovane ragazza in un ambiente fragile ed inquietante, la vulnerabilità dell’infanzia con tutta la meraviglia della magia e la scoperta infantile
In India come putroppo in altri grandi Paesi, c’è un grande squilibrio tra i sessi, il numero dei maschi è molto superiore di quello delle femmine.
E non è certo un caso, si praticano ancora tecniche come l’aborto selettivo e l’ infanticidio femminile.
Il primo ministro Narendra Modi nel 2015 si è presa la responsabilità del silenzio governativo lanciando la campagna : ” Save the girl, educate girl child”. Ma nonostante non si possa più sapere il sesso del nascituro nei laboratori di analisi, le neonate venute al mondo ma non gradite vengono soffocate o avvelenate con il latte. E non solo nelle zone rurali, anche nelle grandi città.
Per le famiglie indiane avere una figlia femmina significa affrontare dei costi enormi, per tradizione restano in casa fino al matrimonio fino a quando vanno nella famiglia del marito diventandone forza lavoro. Per questo passaggio la famiglia della sposa deve portare una cospicua dote alla famiglia dello sposo, e pagarne le nozze sfarzose.
Ed ecco la buona notizia… Il signor Shyam Sundar Paliwal il leader del villaggio Piplantri nel Rajastan decide dopo la morte prematura della figlia di cambiare questa tristissima usanza.
Nel suo villaggio dal 2007 per ogni bambina che nasce vengono piantati ben 111 alberi da frutto di cui la famiglia si prenderà cura fino a che lei sarà maggiorenne. Gli abitanti del villaggio e i genitori della bambina riuniscono anche del denaro su un conto bancario intestato a lei. Con questo i genitori firmano una dichiarazione in cui s’impegnano a provvedere all’educazione della figlia e a farle contrarre matrimonio solo una volta raggiunta l’età legale.
Il valore degli alberi crescerà ogni anno dando frutta per sfamare la famiglia e contribuirà alla tanto temuta dote.
Inoltre questa idea meravigliosa ha contribuito a rinverdire il villaggio laddove l’estrazione selvaggia di marmo aveva subito una grave deforestazione.
l’acqua veniva trovata solo a 200metri di profondità, mentre ora a soli 3 metri!
Per proteggere gli alberi dalle termiti si piantano anche piante di Aloe Vera, che anch’esse vengono utilizzate come creme e succhi la cui vendita fornisce uteriori ingressi alla comunità. Altro lavoro per le donne del villaggio!!!
La nuova vita di una femmina è finalmente gioia e abbondanza per tutti!! Natura ed intelligenza creano sempre connessioni di cuore e di speranza per il mondo intero!
«Ho cominciato a fare arte guardando la primitività e intrinseca originalità dei disegni primitivi. La loro netta naturalezza» Patrick Dougherty
Opere a metà strada tra scultura e architettura che a prima vista potrebbero sembrare giganteschi gomitoli di lana. Si tratta delle bellissime installazioni artistiche del falegname e designer Patrick Dougherty, complesse strutture alte alcuni metri ottenute intrecciando con maestria sottili rami e piccoli alberelli. L’artista nato in Oklahoma nel 1945, ha unito le sue abilità nel lavorare il legno con l’amore profondo per la natura, creando sculture di rami con cui decora il paesaggio, donandogli un aspetto più dinamico grazie alla torsione dei rami a testimoniare come la natura selvaggia si pieghi e modifichi senza spezzarsi.
Si ispira a tecniche di costruzione primitive, operando una tessitura di materiali naturali che ricordano grazie alla loro forma delle case a nido. Nella creazione delle sue opere viene aiutato da un gran numero di volontari (anche 50 persone), ed impiega anche tre settimane per creare ogni scultura che sembra però avere durata limitata, dopo circa due anni inizia infatti a deperire, afflosciarsi ed infine disfarsi, fino ad apparire una semplice catasta di legna.
I suoi sono veri e propri rifugi naturali, praticabili e liberamente fruibili, diventando parte del paesaggio o del luogo che le ospita. In trent’anni ha costruito più di 230 installazioni realizzando costruzioni di scala sempre più monumentale, integrate a tal punto con l’ambiente che sembrano sul punto di dipanarsi e arrotolarsi nuovamente in altre forme.
Le opere di Dougherty sono l’espressione di un primitivismo che vuole incontrare l’arte nella sua più pura e semplice spontaneità aggregativa. L’abilità di falegname lo ha portato a sperimentare ed elaborare utopici modelli di “nidi” e strutture che rappresentano il rifugio umano ed esistenziale dell’uomo che è in continua ricerca del rapporto con la natura primordiale e primitiva.
Cari amici: ora vi racconteró di questo albero, una scoperta importante, sgradita ed inquietante, e del perché lo chiamino sia “Albero Paradiso” che “Albero dell’ Inferno “.
Nel 1.700 gl’Inglesi lo importarono dalla Cina assieme a tante cosídette cineserie apprezzate in quel periodo per il loro senso estetico.
Ailantus Altissima: tocca rapidamente il paradiso arrivando in pochi anni ad altezze di 20/25 metri con un metro di diametro, si adatta facilmente a tutti i terreni, anche quelli sterili o considerati di difficile coltivazione. Sopravvive benissimo sia in ombra che al sole e a tutte le temperature; non é infastidito dall’inquinamento, compreso il biossido di azoto che assorbe dalla lamina fogliare. “Digerisce” bene anche le polveri sottili, i vapori di cemento e i residui della lavorazione di catrame e carbone.
Per questo viene usato per rivegetare anche le zone che sono state fortamente contaminate da disastri ambientali e drenaggi acidi.
Per tutti questi motivi per anni è stato abbondantemente impiegato per alberare strade e parchi, per il consolidamento di terreni franosi, scarpate ferroviarie o stradali in tutta Europa. In Italia è naturalizzato ed ora che avete queste notizie e vi guardate intorno cercandolo lo troverete ovunque….proprio come è successo a me.
Si è scoperto solo dopo anni, quando ormai è presente ovunque che è altamente infestante, velenoso e tossico. Una delle tre piante piú infestanti e nocive, in grado di emette una tossina “l’ Ailantone” in grado d’impedire l’attecchimento di qualsiasi specie accanto a lui, sta decimando la flora autoctona in tutta l’Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda.
Per il suo alto contenuto di saponine, aliantine e quassine é considerato anche velenoso, tossico e urticante (il suo contatto puó causare dermatiti allergiche).
Fu il protagonista principale in un film di Elia Kazan, girato in un povero quartiere di New York: “Un albero cresce a Brooklyn”.
Cerchiamo di conoscerlo meglio per evitarlo.
Appartiene alla famiglia delle Simaroubaceae, é poco longevo con i suoi max 50 anni di vita, ma riesce a riprodursi anche da morto.
Ha delle radici a fittone che sviluppa in profondità e radici laterali di 15 metri da cui spuntano continuamente nuovi germogli indipendenti e si riproduce anche da seme.
Non si ferma di fronte a niente spacca tubazioni, fognature, muri e ponti. Decine di studiosi stanno provando ad eliminarlo, con scarsi risultati, bisogna debellare le piantine appena nate, usando guanti e cercando di estirpare l’ intera radice usando dei bruciatori a gas come erbicidi. Sul web potete trovare decine di testimonianze sulle tecniche con le quali cittadini e tecnici stanno provando per estirpare queste piante in gran parte del pianeta.
Purtroppo una volta impiantato è quasi impossibile da sradicare, sul web ci sono molti consigli da chi ci sta passando, purtroppo sembra inevitabile l-inclusione di pesticidi chimici ( P.L.Burch-S.M.Zedacker)
Ha una corteccia liscia di color grigio chiaro che s’irruvidisce con l’ etá, i rami sono lisci, di colore rossastro e quando cade una foglia lascia una cicatrice (lenticella) a forma di cuore.
La chioma ha numerosi rami lunghi con fitte foglie composte, pennate, opposte e verdi brillante.
I fiori di color giallino-rossastro hanno una corolla di 5/6 petali, riuniti in infiorescenze a spiga o a pannocchia.
Tutte le parti della pianta hanno un odore che ricorda quello delle noccioline marce, per questo in Cina viene chiamato “Chouchun, l’Albero che puzza” e in America come ” l’ Albero dell’ Inferno”
Nelle Molucche, in Cina e Taiwan viene considerato una pianta dalla quale estraggono decotti per attacchi di asma, epilessia, palpitazione di origine nervosa, dissenteria, febbre ed amebe. Nella medicina tradizionale cinese é tutt’ oggi preso in grande considerazione.
É usato come pianta ospite per nutrire i bachi da seta, per questo fu provata la tecnica anche in Europa, ma con esito negativo vista l’ inadattabilitá della creatura al nostro clima.
É conosciuto anche il miele di Ailanto, descritto con aroma fruttato simile al fico e all’ uva moscata.
Ecosia è un motore di ricerca di cui l’80% dei proventi ricavati sono messi a sostegno di programmi di riforestazione e salvaguardia delle foreste. Il suo obiettivo é finanziare la riforestazione di un miliardo di nuovi alberi nella foresta atlantica entro il 2020
Fondato da Christian Kroll il 14/12/2009 in associazione con Bing, Yahoo e WWF in concomitanza della conferenza ONU sui cambiamenti climatici di Copenhagen.
Quindi come gli altri motori di ricerca, il suo fatturato arriva tramite i proventi pubblicitari che vengono proposti attraverso le ricerche in rete e anche ai link affiliati che compaiono. Questi denominati “Ecolinks” consentono agli acquirenti di fare delle donazioni attraverso i loro acquisti online. Le aziende dei link affiliati online a loro volta pagano ad Ecosia fino al 5% degli acquisti effettuati.
Questo motore di ricerca é a CO2 neutrale, in grado quindi di neutralizzare al 100% le emissioni di anidride carbonica causata dal server.
Inoltre utilizza il 100% del ricavato dagli Ecolinks per finanziare il suo programma di progetti in cui gli utenti votano per decidere come distribuire i fondi tra i progetti umanitari e ambientali scelti in precedenza.
Gli alberi vengono piantati con l’obiettivo di assorbire CO2 dall’atmosfera (tramite fotosintesi) combattendo l’aumento dell’effetto serra ed altri problemi ambientali come l’acidificazione dei mari.
In questi anni grazie ad i suoi progetti di riforestazione ha fornito lavoro a circa 30.000 persone
Dal 2009 fino a luglio 2013, Ecosia ha collaborato con il WWF per preservare il Juruena National Park e il Tumucumaque Conservation Landscape, che si trovano entrambi nella foresta pluviale a nord del Brasile, donando l’80% del suo reddito e raccogliendo oltre 1,3 milioni di euro.
Questo film parla delle foreste e anche di te.
Di come le nostre vite siano piene di alti e bassi.
Non è importante chi sei o dove vivi.
Ci sono sempre momenti in cui il tuo cuore si sente rotto, bruciato o ferito.
Quando devi affrontare il fallimento, il rifiuto o la perdita.
Come ti riprendi quando ti senti giú?
Come inizi a guarirti quando stai male?
Primo, cerchiamo di capire il cervello.
In migliaia di anni il nostro corpo e cervello si sono sviluppati nel grembo della Natura.
C’è una parte di te, che ancora si sente a casa nella Natura.
Infatti è stat scientificamente provato che quando sei nella Natura, il tuo cervello si comporta differentemente.
Essere connessi con la Natura porta a cambiamenti sorprendenti nella tua testa, cominciando a calmarti e sovrastare i tuoi nervi.
Riduce lo stress, combatte la depressione.
Il tuo corpo prende questi segnali come un fischio di ripresa sul vostro sistema immunitario e le vostre abilità di guarigione.
Accellera il recupero dagli interventi e dalla malattia, stimolando le cellule del sangue a lottare contro il cancro e i tumori.
Aiuta a dormire meglio e riduce la pressione del sangue.
Nelle nostre vite isteriche, usiamo parti del cervello che si occupano di logica, informazione e processo decisionale.
Un mondo di desideri e distrazioni che non fa al nostro cervello il riposo che merita.
Le chiacchiere nelle nostre teste vanno spesso fuori controllo e la maggior parte delle persone ignora i segnali fino a quando le cose vanno male.
350.000.000 persone soffrono di depressione.
Lo stress è una epidemia globale.
Le Malattie croniche, l’ansietà e la rabbia sono in aumento.
Molte persone ricorrono ad alcool e droghe.
Ci sono molti istituti di medici e terapie costose che danno sollievo ai sintomi.
Solo pochi spendono tempo e sforzi cercando le radici dei loro problemi.
Domanda a te stesso una domanda facile: qual’e la risorsa della tua salute?
Se calmi la tua mente e rifletti…tu lo sai.
È la Natura.
Riconnettersi con la Natura è riconnettersi con il tuo cervello.
Questo film parla di foreste e anche di te.
Non possiamo scappare dagli alti e bassi della vita.
Ma possiamo trovare sempre la calma, conforto e chiarezza nella Natura, in compagnia dei boschi.
Il sentiero che porta alla tua guarigione è dentro di te.
E quando puoi imparare a portare la foresta dentro di te, tu sei sempre a casa.
La tua guarigione è iniziata, dalla foresta per te.
Adansonia o comunemente Baobab: otto specie di giganti, di cui sette diffuse nel continente africano e una in Australia. Di quelle africane cinque sono endemiche del Madagascar.
Il suo nome sembra provenire dall’arabo “Hu Hibab”- cioè frutto dai molteplici semi. Anche se le popolazioni gli danno amichevolmente molti altri nomi: “Gigante buono, Albero magico, Albero farmacista, Albero bottiglia, Albero capovolto e Albero del pane scimmia”…..
Sembra quasi un’ albero al contrario, tant’è vero che alcune leggende africane narrano come siano “caduti dal cielo ”
In Sud Africa, a Modjadjiskloof, c’è il Baobab più largo del mondo, 47 metri di diametro per 22 metri di altezza. Ma generalmente arrivano ai 15 metri con un diametro di m.10 e contenere fino a 32.000 litri di acqua.
Quando passano i 1000 anni questi incredibili giganti si svuotano, creando delle “caverne” al loro interno.
Il ” Sunland Big Baobab” nella provincia di Limpopo inSud Africa, ne aveva 1.700 di anni ed era stato trasformato in un bar accogliente e funzionante che ospitava nel suo interno anche 20 persone per volta. Era largo 45 metri con due cavità connesse tra loro; nell’agosto 2016 è collassata una parete interna e otto mesi dopo un’altra parte. Ora ne rimane solo metà della creatura originaria.
A Derby, nell’ Australia Occidentale, intorno al 1890 un Baobab fu usato come prigione per i prigionieri aborigeni.
E molti raccontano di averli usati come rifugi antiaerei nelle ultime guerre, come chiese o semplici abitazioni.
Questi ” Alberi Sacri della longevità” non producono anelli di crescita come quasi tutti gli altri, per conoscere la loro età si utilizza quindi la datazione al radio-carbonio. E per rispetto alla loro sacralità, solo i saggi e gl’iniziati hanno il permesso di arrampicarsi per raccoglierne i frutti e le foglie.
Sono una risorsa incredibile, danno acqua, cibo, medicine e fibre x tessuti.
I fiori sono grandi e molto profumati, la notte si chiudono, e pipistrelli, farfalle e lemuri notturni riescono ad impollinarli.
Il frutto grande come una noce di cocco ha una forma ovoidale, con un guscio vellutato, generalmente sul chilo e mezzo. Il suo sapore è aspro e spesso descritto come un incrocio tra il pompelmo, la pera e la vaniglia. La polpa arriva a maturazione completamente disidratata e considerata giustamente una vera miniera di sostanze fondamentali. 100 grammi contengono 300 mg. di vitamina C, sei volte di più di arance e kiwi, un vero antiossidante naturale. Ha un alta percentuale di ferro, indispensabile per gli anemici, e un’alta percentuale di calcio, ideale per gl’intolleranti al lattosio. Manca ancora la sua caratteristica più importante: è un ottimo immunostimolante prebiotico e probiotico, con presenza di fibre solubili e insolubili. La polpa di Baobab ha anche proprietà antinfiammatorie, antipiretiche e analgesiche, ottimo ricostituente e senza glutine.
La polpa secca viene mangiata pura o mescolata nel porridge.
I semi si usano come addensanti nelle zuppe, arrostiti o tritati . Se ne estrae un olio vegetale ricchissimo di acidi grassi essenziali, ottimo per le scottature, le piaghe da decubito, herpes e psoriasi. Gli aborigeni australiani li usavano come ornamenti, scolpiti e dipinti.
Le foglie, presenti un un breve periodo dell’anno, sono commestibili, mangiate sia fresche che ridotte in polvere, famosa in Nigeria la “Zuppa di Kuka”. Hanno proprietà antifungine e antisettiche, macerate e compresse usate come antinfiammatorio. Quando secche sono usate per farne tessuti.
Le sue radici profondissime radici che gli consentono di resistere anche alla furia dei cicloni, vengono usate come validi ricostituenti.
L’infuso utilizzato nell’acqua del bagno dei bambini per rendere la pelle morbida.
Anche la corteccia viene usata contro le febbri malariche e i disturbi dell’apparato digerente.
Mi piange il cuore dopo aver tanto decantato le doti straordinarie di questi incredibili Amici che la natura ci ha offerto, riferire che i Baobab sono attualmente in pericolo di estinzione.
Un grande mistero africano apparentemente senza spiegazione sta vedendo la fine di molti di loro. Negli ultimi 10 anni sono scomparse creature che avevano fino a 2.500 anni, e ben nove dei tredici più vecchi del continente africano. Tra questi ricordiamo:
“Sunland Big Baobab” in Sudafrica era largo 45 metri,
“Holboom ” in Namibia era alto 30 metri, con una circonferenza di 35 metri,
Il ” Baobab Sacro di Panke” in Zimbawe aveva 2.500 anni,
“Grootboom” della Namibia aveva 1.275 anni,
“Chapman” in Botswana sulla quale Livingstone incise le sue iniziali,
“Plantland” in Sudafrica aveva un diametro superiore ai 10 metri,
“Panke” nello Zimbawe aveva 2.450 anni.
Sicuramente il cambiamento climatico che sta colpendo tutto il mondo, sta dando disagi anche all’Africa Australe. Sembra non trovarsi nessuna patologia, ma quelli che stanno morendo sono nelle zone dove il clima si sta facendo rapidamente più caldo.
Quando sono morenti senza mostrare nessun segno di lesioni, marciscono all’interno e crollano.
Nell’ Irlanda del Nord c’è una foresta che sembra uscire dalle fiabe o da un film fantasy.” The Dark Hedges” è un breve tratto di strada nei pressi di Bregagh Armory a Ballymoney, 50 miglia in direzione nord-ovest da Belfast.Nel 1.700, gli Stuart, una famiglia nobile decise di stupire gli ospiti che entravano nella loro tenuta di Gracehill, facendo piantare densi filari di Faggi ai margini del viale di accesso.Non sappiamo quanto sia stato d’effetto allora, ma sen’altro sappiamo che se fosse possibile sarebbero proprio loro i primi a stupirsene oggi stesso. Mai avrebbero potuto immaginare l’effetto e il successo che avrebbe avuto il loro progetto nel corso dei tre secoli successivi.Nell’arco dei decenni infatti, gli alberi sono cresciuti, intrecciando i loro rami in un ambientazione surreale, con giochi di luce che stanno facendo impazzire fotografi di tutto il mondo. Jim Zuckerman il famoso fotografo lo definisce uno dei luoghi più belli e suggestivi al mondo. Presa d’assalto da turisti e curiosi, ed anche come una location da fiaba per servizi fotografici di matrimoni.Una delle località più suggestive ed apprezzate da turisti di tutto il mondo che aspettano di fare “la foto perfetta” cogliendo gli effetti di luce nelle varie ore del giorno, nel tunnell ad arco naturale formato dagli alberi.Il luogo diventa ancora più magico e misterioso con il sopraggiungere della notte che lo rende davvero spettrale. Sembra che il fantasma di una donna in grigio appaia tra gli alberi al tramonto, scivolando silenziosamente fino a svanire vicino all’ultimo faggio.La leggenda racconta che sia lo spettro di Grey Lady, lo spettro di una cameriera della tenuta, morta in circostanze misteriose e cruente secoli fa. Si racconta che nella notte di Halloween, la sua grigia sagoma si unisca alla passeggiata delle anime tormentate del vicino cimitero abbandonato e nascosto in un campo vicino.
Proprio in questo periodo a Yili nella provincia di Xinjiang in Cina c’è un’intera valle coperta di Albicocchi in fiore.
Uno spettacolo che da anni attira turisti desiderosi di assistere ad un’incredibile spettacolo della natura.
Per tutti coloro che arrivano in questa valle remota il premio è un ingresso nel paesaggio fiabesco di Fata Primavera, una distesa di alberi con delicati fiori bianchi e rosa.
L’isola di Socotra appartiene allo Yemen, anche se dista ben 350 chilometri dalle sue coste, nell’Oceano Indiano.
Il suo arcipelago formato da altre tre isole è stato nominato nel 2008 Patrimonio dell’Unesco per la sua incredibile biodiversità di piante ed animali: 825 specie di piante, di cui il 37% presente solo nell’isola e 192 specie di uccelli, 235 di coralli, 730 di pesci e 300 tra gamberi, granchi e aragoste.
La più incredibile creatura è proprio l’Albero del Drago, la Dracena Cinnabari, le chiome come ombrelli aperti verso il cielo, con l’aspetto di giganteschi funghi.
Secondo la leggenda questi alberi sono cresciuti su un terreno intriso del sangue di una cruenta battaglia tra un drago ed un elefante.
Il nome è dato dalla resina rossa detta “sangue di drago” contenuta nelle foglie e nella corteccia, raccolta sin dall’antichità ed esportata fino in Oriente assieme ad altre resine come l’Olibano e la Mirra.Questa resina è considerata una panacea, come medicamento per guarire le ferite, gli eczemi e altri disturbi della pelle.
Ha proprità coagulanti e anti-diarroiche e lo usano per abbassare la febbre, nelle infezioni gastro-intestinali e come antivirale nelle malattie respiratorie
Le sostanze coloranti: Dracocarminio e Dracorubino, che si trovano nella sua composizione descrivono perfettamente la sua intensità di colore. In Cina ci laccano i mobili e utilizzano la sua tintura rossa per colorare le decorazioni delle grandi festività come il Capodanno cinese.
Anche in Italia sin dal 1.600 se ne estrae una delle tipiche tinte usate dai maestri liutai pelaccare violini ed altri strumenti a corde.
Quindi ancora nel restauro di mobili, cornici e quadri o nelle fotoincisioni e addirittura per colorare vetro e marmo.In India lo usano come incenso cerimoniale, nell’Hoodoo una magia popolare afro-americana e nel Voodo di New Orleans per attirare denaro,amore e ripulire i luoghi da presenze negative. Addirittura anche per scrivere sigilli e talismani magici.
Nella magia medioevale e nell’alchimia era associato alla sfera planetaria di Marte, aggiunto a sigilli e talismani . Nella stregoneria neopagana e sciamanesimo new-age viene utilizzato per incrementare la potenza degli incantesimi di protezione, d’amore e sessualità, di allontanamento e di attacco.
Come dire…ce n’è veramente per tutti!!
Pando é un bosco di 47.000 Pioppi Tremuli americani che fanno parte di un unico organismo vivente.
Infatti questa specie di Pioppi cresce per quello che gli esperti definiscono “propagazione clonale” con polloni che diventano nuovi alberi geneticamente identici.
Tanti cloni, tutti uguali, nati dalle radici di un unico antico antenato, in un arco temporale di 80.000 anni!
Le sue radici sono probabilmente tra i più antichi organismi viventi del Pianeta.
Si trova nella Foresta di Fishlake, nello stato dell’ Utah in America.
Il suo nome viene dal latino “mi estendo/ mi espando” sono infatti 43 ettari di Foresta con un peso radicale stimato intorno alle 6.000 tonnellate.
“Tremante” per il movimento rapido delle sue foglie quando tira anche solo un alito di vento, magico ascoltarne il lieve suono rapiti dal colore autunnale giallo intenso delle sue fronde.
Questa grande meraviglia purtroppo non sta più crescendo, negli utimi 30/40 anni ha prodotto pochissime giovani piante, e molti alberi della colonia stanno invece raggiungendo la fine del loro ciclo vitale. Le cause sono molteplici, ci sono stati incendi e molti animali ne rosicchiano le radici. Non essendoci più lupi e orsi che sono stati soppressi dall’uomo, il cervo mulo si è riprodotto molto di più, diventando il primo nemico dei pioppi.
Laddove negli ultimi anni sono state messe recinzioni e rimosso altre piante e cespugli che possono soffocare i nuovi getti,
si è notata la presenza di nuovi polloni sani otto volte superiori che nel resto della foresta.
Purtroppo insieme alla grande mano che l’uomo potrebbe dare per la salvaguardia di questo grande antenato …continua a costruire indisturbato nella zona. Il governo Trump, ha deciso di eliminare molti vincoli ambientali nelle aree protette, e quindi si potranno avere permessi per costruire anche nelle riserve considerate patrimonio nazionale…..
Di come le nostre vite siano piene di alti e bassi.
Non è importante chi sei o dove vivi.
Ci sono sempre momenti in cui il tuo cuore si sente rotto, bruciato o ferito.
Quando devi affrontare il fallimento, il rifiuto o la perdita.
Come ti riprendi quando ti senti giú?
Come inizi a guarirti quando stai male?
Primo, cerchiamo di capire il cervello.
In migliaia di anni il nostro corpo e cervello si sono sviluppati nel grembo della Natura.
C’è una parte di te, che ancora si sente a casa nella Natura.
Infatti è stat scientificamente provato che quando sei nella Natura, il tuo cervello si comporta differentemente.
Essere connessi con la Natura porta a cambiamenti sorprendenti nella tua testa, cominciando a calmarti e sovrastare i tuoi nervi.
Riduce lo stress, combatte la depressione.
Il tuo corpo prende questi segnali come un fischio di ripresa sul vostro sistema immunitario e le vostre abilità di guarigione.
Accellera il recupero dagli interventi e dalla malattia, stimolando le cellule del sangue a lottare contro il cancro e i tumori.
Aiuta a dormire meglio e riduce la pressione del sangue.
Nelle nostre vite isteriche, usiamo parti del cervello che si occupano di logica, informazione e processo decisionale.
Un mondo di desideri e distrazioni che non fa al nostro cervello il riposo che merita.
Le chiacchiere nelle nostre teste vanno spesso fuori controllo e la maggior parte delle persone ignora i segnali fino a quando le cose vanno male.
350.000.000 persone soffrono di depressione.
Lo stress è una epidemia globale.
Le Malattie croniche, l’ansietà e la rabbia sono in aumento.
Molte persone ricorrono ad alcool e droghe.
Ci sono molti istituti di medici e terapie costose che danno sollievo ai sintomi.
Solo pochi spendono tempo e sforzi cercando le radici dei loro problemi.
Domanda a te stesso una domanda facile: qual’e la risorsa della tua salute?
Se calmi la tua mente e rifletti…tu lo sai.
È la Natura.
Riconnettersi con la Natura è riconnettersi con il tuo cervello.
Questo film parla di foreste e anche di te.
Non possiamo scappare dagli alti e bassi della vita.
Ma possiamo trovare sempre la calma, conforto e chiarezza nella Natura, in compagnia dei boschi.
Il sentiero che porta alla tua guarigione è dentro di te.
E quando puoi imparare a portare la foresta dentro di te, tu sei sempre a casa.
La tua guarigione è iniziata,
Lo Yarn Bombing, letteralmente “bombardamento di filati”che s’inserisce nell’ambiente urbano. Diventata ormai una forma di arte, è nata in America dieci anni fa dalla volontà di moltissime donne che a livello endemico avevano voglia di colorare le loro città.
La persona che lo ha ispirato è Magda Sayeg, che dopo aver amato rivestire una maniglia di casa sua, lo fa anche con un palo stradale e rimane colpita dalle reazioni della gente. Infatti oltre a fermarsi, erano incuriositi, si facevano fotografare, si sentiva un certo fermento che le davano la voglia di rivestire tutti i pali della città. Così con l’emozione che porta la passione comincia con uncinetto e ferri a rivestire degli oggetti, incuriosita dall’idea di migliorare l’ordinario, il quotidiano e persino il brutto, senza snaturarlo o renderlo inutile. E in questa sua insaziabile emozione comicia a chiedersi perchè le persone sono così attratte dal suo lavoro. Probabilmente in un mondo freneticamente digitale cerchiamo qualcosa con cui ancora relazionarci, qualcosa che ancora possa colpirci nell’insensibilità nella quale ci nascondiamo sopratutto nelle grandi città.
Il movimento partito da lei è ormai globale, in tutto il mondo stanno cercando di fare propri gli spazi in cui viviamo, dando sfogo alla creatività e alla grande arte che portiamo tutti dentro! Grazie Magda!
Chiaramente io posto solo quello che riguarda gli Alberi, ma voi fate un giro su internet, stupitevi e lasciatevi inspirare!
Luce artificiale di Suzanne Tidwell
Queste installazioni sono state create da Suzanne Tidwell a Seattle nel 2011, per rallegrare i cuori dopo stagioni particolarmente dure.
L’inverno interminabile e freddo e la primavera piovosa con pochissimi giorni di sole le hanno lasciato la voglia di colorie e luci.
Ed ecco l’idea… vestire gli alberi che più catturano la luce del sole di giorno o dei lampioni di notte, con giganteschi scaldamuscoli colorati a tinte vivaci in tre punti della città.
Ed infine eccovi Odile Gova, un’artista di Toronto che con tanta pazienza si diletta a ricamare all’uncinetto grandi ragnatele intorno agli alberi.
Usando solo filo bianco, crea uno stacco di luce nelle sue foto che risaltano sotto l’azzurro del cielo.
Treedom è l’unica piattaforma web al mondo che permette di piantare un albero a distanza e seguirlo online.
Dalla sua fondazione di sviluppo sostenibile, avvenuta nel 2010 a Firenze, sono stati piantati più di 500.000 alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia.
Tutti gli alberi vengono piantati direttamente da contadini locali e contribuiscono a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Gli stessi contadini diventano i pro-prietari che godranno dei loro frutti , dando al tempo stesso cibo e nuove opportunità a tutto il villaggio.
Ogni albero di Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi. Chi pianta un albero potrà seguire esattamente la sua storia con aggiornamenti costanti.
Grazie a queste caratteristiche, l’albero di Treedom coinvolge le persone ed è al tempo stesso uno strumento di comunicazione e marketing per aziende.
Fondata a Firenze nel 2010, Treedom ha piantato oltre 500.000 alberi realizzando progetti in 4 continenti e in 11 diversi Paesi del mondo, compresa l’Italia, dove Treedom collabora con la cooperativa Beppe Montana di Libera Terra, piantando alberi sui terreni confiscati alle mafie.
Grazie al proprio modello di lavoro, Treedom fa parte dal 2014 delle Certified B Corporations, il network di imprese che si contraddistinguono per elevate performance ambientali e sociali e lo scorso 20 novembre Treedom è stata nominata dal Financial Times tra le 100 imprese che stanno guidando l’innovazione europea. Un elenco che conta solo 11 aziende italiane.
www.treedom.net
Via della Piazzuola, 45
50133, Florence, Italia
Scegli l’albero che più ti piace. Un contadino lo pianterà per te nel suo paese e se ne prenderà cura. Il tuo albero sarà fotografato, geolocalizzato ed avrà una pagina online.
Puoi seguire i primi momenti della sua vita ed accompagnarlo fino al trapianto, conoscere le sue caratteristiche e il suo significato, personalizzarlo con il tuo messaggio e, se vuoi, regalarlo a una persona speciale.
Crescendo, il tuo albero assorbirà CO2dall’atmosfera e produrrà ossigeno, migliorando l’aria che tutti noi respiriamo. Grazie al “Cattura CO2” puoi scoprire quanta CO2 emetti tutti i giorni e catturarla grazie ai tuo alberi.
Nel nostro immaginario collettivo gli alberi hanno il tronco ben ritto verso il cielo. Eppure ci sono foreste nel mondo con alberi ricurvi che per le loro forme tondeggianti e sinuose sembra che stiano danzando.
Eccovene due, ad una distanza di 600 kilometri una dall’altra e composte entrambe da Pini:
La Crooked Forest in Polonia
Letteralmente la”Foresta Storta” si trova a Gryfino nella Polonia occidentale
E’ formata da 400 pini ricurvi, tutti con un’incredibile angolazione di 90 gradi sulla base, piantati probabilmente intorno al 1910.
Della causa di questa anomalia non si sa ancora nulla, rimane avvolta nel mistero tra miti e leggende.
Attorno a questa zona gli altri pini hanno una forma assolutamente normale.
Qualcuno lo fa risalire a falegnami che l’incurvarono all’età di sette anni con dispositivi meccanici che avrebbero reso la zona facilmente localizzabile in tempo di guerra. Raccontano anche di una caduta di neve particolarmente feroce nel 1921, quattro metri di un bianco mantello che ha ricoperto le giovani piante per circa sei mesi, quando erano ancora giovani e flessuose.
Altri dicono che furono stati deformati per avere legna curva naturalmente, per barche o altri oggetti.
Sono solo teorie senza riscontri scientifici, rimane comunque un fenomeno affascinante sia esso naturale o da intervento umano.
In questo periodo dell’anno in varie parti del mondo si sta festeggiando la fioritura dei ciliegi( sakura ), anche se la festività vera e propria ci viene ancora una volta dal Giappone. Sembra che inizialmente avesse uno scopo divinatorio, si pensava infatti che gli Dei della natura e sopratutto del raccolto del riso vivessero sotto la corteccia degli alberi.
Il termine HANAMI significa proprio ” osservare i fiori”, godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, anche se ormai s’intende principalmente quella dei ciliegi. Il suo fiore delicato e breve nella sua esistenza è allo stesso tempo simbolo di fragilità e grande bellezza sopratutto femminile. E come nella transitorietà della vita uno spettacolo meraviglioso destinato a finire. Il sakura più grande è chiamato Jindai Zakura vicino al Jissou Temple, ha circa duemila anni ed un tronco di quasi 14 metri.
Dominella Trunfio CONSUMARE RICICLO E RIUSO 05-04-2019
Gli abeti della Vial di Fiemme distrutti dal maltempo si trasformano in violini Stradivari
Erano stati abbattuti da pioggia e vento, ma adesso gli abeti della Val di Fiemme si trasformeranno in violini, viole, violoncelli e contrabbassi Stradivari.
Accatastati uno sull’altro, dopo la violenta ondata di maltempo che a novembre 2018 aveva colpito tutta la zona della Val di Fiemme. Così Federforeste ha deciso di far rinascere il legno delle foreste grazie alla musica.
Circa 2,5 tonnellate di legno sono state date alla Scuola internazionale di liuteria “Antonio Stradivari” di Cremona che avrà il compito di realizzare strumenti musicali. Subito dopo il disastro ambientale Federforeste aveva chiamato a raccolta liutai e studenti per recuperare gli abeti rossi, il cui tronco è detto legno della risonanza, appropriato per la costruzione dei violini.
Germana Carillo INFORMARSI NATURA & BIODIVERSITÀ 05-04-2019
Contro il loro maltrattamento e per la salvaguardia di quelli storici, è stata proclamata al Parlamento francese la Dichiarazione dei diritti degli alberi, accompagnata da un documentario sugli alberi più belli e longevi della Francia
In Francia anche gli alberi hanno dei diritti! Contro il loro maltrattamento e per la salvaguardia di quelli storici, è stata proclamata al Parlamento francese la Dichiarazione dei diritti dell’albero. Un documento storico presentato dagli attivisti dell’Associazione ambientalista A.R.B.R.E.S., che si augurano diventi universale e apra la strada a una nuova legislazione in grado di riconoscere l’albero come essere vivente a sé stante.
<< Con “Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori” , Calvino mi ha conquistato >> F. Méchain
François Méchain, nato nel 1948 è uno scultore e fotografo francese di particolare rilevanza nella Land art. Vive e lavora a Varaize in Charente, il paese natio a cui è particolarmente affezionato; la sua arte è molto legata alla territorialità e alle tradizioni dei luoghi dove esercita. Di fondamentale importanza per Méchain è la nozione di operare “in situ”, ovvero creare le opere in base all’area che si prende in considerazione, l’arte deve così appartenere alla sede che gli compete.
“L’arbre aux échelles”, François Méchain. L’albero di scale nel parco di Château de Chaumont-sur-Loire in Francia.
Se nascere in un luogo può essere frutto del caso, adattarlo alla propria vita è invece un complicato procedimento di riflessione; qualsiasi spazio è un concentrato di memorie, pezze di un passato che decidiamo o meno di cucirci addosso.
In questo momento della storia che classifichiamo come postmodernità abbiamo dei grandissimi limiti perché non capiamo che vivere in un luogo, significa vivere quel luogo.
La durata della vita dell’essere umano infatti non è paragonabile ai tempi geologici e l’uomo, in questa prospettiva ampliata, rimane solo un individuo di passaggio in uno spazio e in un tempo che non dipendono da lui.
Ponendo queste affermazioni ci si interroga allora su quello che riusciamo a trasmettere in questo breve transito esistenziale.
Chi di voi non ha mai desiderato una casa sull’albero? Ci sono le casette tipiche dei film di avventura per ragazzi “alla Tom Sawyer” e delle vere e proprie reggie in giro per il mondo. Non tutti hanno la possibilità di avere un appezzamento ideale, o gli alberi giusti, o il papà carpentiere. Immaginate di poter stare in alto tra le fronde di un albero come una scimmia ….tra gli uccelli e le voci del vento tra i rami, o davanti un lago e sotto le stelle… Poter osservare i raggi di luce che penetrano le fronde, o la pioggia che scivola di foglia in foglia; vedere un’alba o un tramonto dall’alto, sentirsi veramente parte della natura. E poterla vivere anche di notte, situazione veramente rara ed inimmaginabile anche ai più creativi.
Oggi sul web troviamo siti dove insegnano a costruirle e studi di architettura e design anche per palati più raffinati, potrete avere davvero la casa dei vostri sogni!!! Vi metto qui i primi 10 siti di viaggio dove potete trovare la vostra casa “sospesa” in veramente ogni angolo del mondo…..buon viaggio….e che sia una meravigliosa avventura!!!
Airbnb-Case sugli alberi.
Expedia-Case sugli alberi.
Zingarate.com-Case sugli alberi per dormire/ idee viaggio.
The Lazy Trotter-Dove mangiare e dormire sugli alberi.
Si Viaggia-Dormire nelle case sugli alberiin Italia.
Pirati in viaggio-Case sull’albero.
Momondo-I10 hotel/case sull’albero, le più belle del mondo.
Trip4Kids-Una casa sull’albero;un sogno di vacanza con i bambini.
ParkHotelOlimpia-Suite nel bosco.
LEITV-Case sull’albero in Italia,5 mete curiose dove dormire.
Immaginate di trovarvi all’improvviso nella foresta, percepite immediatamente una lieve umidità e un’infinità di sensazioni sensoriali.
Sotto i vostri piedi foglie e rametti in piccoli suoni che riconoscete subito, e poi il morbido del muschio e della terra più bagnata. Il battito del cuore che batte più rapido prima di stupore e poi di felicità.
Gli odori di funghi e muschi, di legni in decomposizione accompagnano quella serie di cinguettii, poi il battito regolare del picchio o il richiamo del cuculo o di una cincia in allerta.
E poi ecco il vento che fa parlare le foglie degli alberi ed è subito magia…alzi lo sguardo e vedi raggi di luce diritti e alternati ad illuminare una felce o un sasso enorme ricoperto di muschi e licheni…
Chiudi gli occhi e lasciati andare….. di DanielaColombo
Nel libro ” Ancient Trees:portraits of time” 60 foto in bianco e nero degli alberi più strani e magnifici del pianeta! E come dice l’autrice: “Eretti come i più antichi monumenti viventi sulla terra” Le foto sono state stampate con la tecnica al platino-palladio, procedimento fotografico monocromatico in grado di restituire la più alta gamma di toni. In questo modo consente una vasta ricchezza di sfumature e maggiore efficacia nel fare emergere tutti i dettagli delle immagini in armoniose gradazioni di sfumature bianco-nero. Inoltre questa tecnica garantisce una durata della stampa praticamente infinita.